Marcialonga – Sci di Fondo – Cavalese (TN) 25.1.2009
Di Carmela Vergura
Il mio racconto sulla Marcialonga di Fiemme e Fassa inizia dall’arrivo sotto lo striscione del traguardo di Via Mendini, a Cavalese, comune della Val di Fiemme. Paese diventato famoso per il traguardo storico dei marcialonghisti. A differenza delle altre otto edizioni, questa volta non ho sorriso passando sotto il traguardo, ho pianto. Un pianto di sollievo e liberazione per aver terminato questa lunghissima maratona con gli sci di fondo in 5 ore 49′. La fatica è stata notevole, ho un terribile mal di schiena e non riesco a tirarmi su, mia figlia piccola vuole essere presa in braccio e chi ce la fa? I miei amici, Marco e Max, già docciati e cambiati mi chiedono come sto e io non riesco neanche a parlare. Sono trascorsi tre giorni e già penso alla prossima edizione. Guardo la classifica: speravo in qualcosa di meglio!
Ma questa non è una gara, è una favola da raccontare, anche se densa di sudore!
Marcialonga, 36 edizioni, tantissime. Alcune corse nel chilometraggio completo di 70 Km, altre, in anni poveri di neve, corse tra 60-65 km. L’edizione 2009 si presenta tra le più emozionanti degli ultimi anni. Il tracciato è innevato e preparato in maniera egregia. All’alba del 25 gennaio 2009, i big partono dalla piana di Moena, in Val di Fassa, alle ore 8.25. I più accreditati per la vittoria sono i norvegesi. D’altra parte non può essere diverso perché questa gara si disputa sulla tecnica alternata e, noi italiani, diciamolo forte, non siamo proprio dei maestri! Sono ormai parecchi anni che la Marcialonga è corsa in tecnica classica. Questo cambio, dal pattinaggio all’alternato ha portato molti benefici nelle valli Trentine.
Un notevole afflusso di nord europei. I numeri parlano chiaro: 3900 iscrizioni straniere, solo 1500 italiani iscritti, di cui 500 trentini. Ma il dato più interessante è stata la presenza femminile: mille donne! Un vero record per una gara così lunga. Naturalmente vincono le iscritte dei paesi nordici. Scorrendo la classifica leggo che io stessa sono arrivata 233° su 666 donne classificate. Per la prima volta mi sono resa conto dell’alto livello di preparazione e dedizione che hanno queste nordiche per lo stile classico. Non scherzo per niente affermando che alcune, con qualche anno più di me, che ne ho 46, mi superavano sul piano e in discesa con una leggerezza e uno stile da farle sembrare danzatrici sulla neve, mentre io (pugliese di nascita e valdostana di adozione) arrancavo con il mio passo spinta sino a farmi venire male ai muscoli tricipiti e lombari.
Il clima della Marcialonga invade interamente le Valli di Fiemme e di Fassa, tutti i paesi ospitanti il passaggio della gara si vestono a festa, organizzano eventi e manifestazioni collaterali. Una delle manifestazioni più interessanti è sicuramente la Minimarcialonga per i bambini dai 6 ai 12 anni.
La Marcialonga è una manifestazione che richiede un’organizzazione gigantesca e che mette in campo, anno dopo anno, un esercito di volontari, circa 1500. Un intero stabile è occupato per la distribuzione dei pettorali. Viene presidiato ogni chilometro del percorso, dove la neve manca è trasportata. Ogni paese attraversato si prepara al passaggio della gara con eventi e tifo. La parte del leone sicuramente la fa Cavalese che attende il primo come l’ultimo concorrente con un tifo da stadio. Al termine dell’ultimo arrivato (festeggiato come fosse il primo) grandiosi fuochi d’artificio chiudono la manifestazione. Il 26 gennaio il comitato organizzatore prepara già l’evento per l’anno successivo. Nulla è lasciato al caso: dalla partenza a scaglioni, ai ristori e rifornimenti, dalla sostituzione dei bastoncini e sci rotti, al servizio sciolinatura lungo il percorso.
Molto scorrevole ed in leggera salita da Moena a Canazei, la gara si decide da qui in avanti in leggera discesa, passando nuovamente per Moena, Predazzo, Tesero, Masi sino al giro di boa a Molina. Mancano solo 7 km in leggera risalita prima dei terribili ultimi 4 interminabili km da località Cascata a Cavalese. I professionisti chiudono la gara di 70 km in poco meno di tre ore, gli ultimi impiegano anche 11 ore. Di passo alternato purtroppo devo dire, si vede poco poiché il tipo di tracciato permette allo sciatore professionista di evitare quasi completamente la sciolina di tenuta e spingere esclusivamente con le braccia. In questa maniera lo sci scorre leggero sulla neve.
La Marcialonga è un evento di costume, tutti la conoscono, a infilare gli sci sarebbero molti di più se gli spazi fossero quelli svedesi, come per la Vasaloppet, la regina delle gare con gli sci stretti, che di concorrenti al via ne presenta 15000. Chi l’avrebbe mai detto che da un’idea di alcuni amici delle valli fiemmesi sarebbe nata questa competizione. L’emozione t’invade e non ti abbandona più subito dopo lo sparo del cannone. Sei da solo, anche se ci sono 6000 fondisti, devi ascoltare solo il tuo corpo, la testa da tenere ben salda e tentare di governare il gesto che la fatica ti distrugge. Perché dopo 60 km, quando ancora ne mancano 10 alla fine, ce ne vuole di testa e di volontà per far sì che quel gesto sugli sci così armonioso e leggero non diventi il passo di un elefante che si trascina reso greve dalla fatica. Durante le ore trascorse in compagnia degli sci si è immersi in un paesaggio meraviglioso fatto di alberi e di montagne, di verde e di bianco. E come scrive un giornalista trentino …quando arrivi al traguardo, puoi sentire persino le trombe degli arcangeli da quanto sei felice e fiero di quello che hai fatto. E sotto il traguardo mi tocco la schiena, piango….e penso già alla prossima edizione!
Foto Alessandro Malusardi