Presentazione Tour du Rutor Extreme 2020
E’ stato presentato ad Arvier e Planaval in Valgrisenche, Valle d’Aosta, il Tour du Rutor Extreme, gara internazionale di scialpinismo a squadre.
Ma che cos’è lo scialpinismo del Tour du Rutor? E’ molto di più di una semplice gara: è alpinismo fatto con gli sci nella sua vera essenza, è portare avanti le tradizioni di una valle dove storia e cultura montanara guardano verso il futuro, fatto anche di sport e turismo.
Seguo questa gara fin dal lontano 2002, quando era gara di un giorno con partenza e arrivo a Planaval, paesino di poche anime a 1500 metri di quota, che per il Tour du Rutor diventa il centro del mondo dello scialpinismo. Ma per la 20a edizione, che si correrà dal 26 al 29 marzo del 2020, Marco Camandona e Barbara Luboz, anima e cuore, gambe e cervello di questa manifestazione, hanno fatto le cose in grande. La presentazione un anno prima lascia stupiti, ma se della Pierra Menta, la cugina francese anch’essa nel circuito La Grande Course, si spreca il paragone “Tour de France dello scialpinismo”, che dire del Tour du Rutor Extreme 2020?
Il Giro d’Italia (ciclistico) ha presentato in questi giorni la “grande partenza” del 2020 dall’Ungheria. Marco Camandona e il suo staff, hanno presentato l’edizione 2020, con le grandi novità per festeggiare la 20a edizione: le tappe e i giorni di gara diventano 4, tutte di vero scialpinismo, cioè 0 metri in pista, tante salite sopra i 3000 metri di quota e la prima tappa sarà la vera novità della prossima edizione. Partenza da La Thuile, attraversamento del ghiacciaio del Rutor e discesa a Planaval, una trentina di chilometri e 2600 metri di dislivello per iniziare! Ma soprattutto il Tour du Rutor si apre verso un’altra valle, quella di La Thuile, comune che di fatto è quello a cui appartiene il ghiacciaio del Rutor. La vera novità è che questa non è la prima volta; bisogna conoscere la propria storia per guardare al futuro, ed è quello che Marco Camandona ha fatto per progettare la prossima edizione. Nel 1933, lo stesso anno in cui si corse la prima edizione del Trofeo Mezzalama, si disputò il Trofeo del Rutor, l’1-2 luglio, con partenza e arrivo al rifugio Margherita, l’attuale Deffeyes. Ci sara tempo per raccontare questa prima edizione, poi ripresa nel 1948, in cui i 3 minatori di La Thuile superarono anche se fuori gara le 3 guide della Valtournenche. Il germe dell’agonismo scialpinistico era stato seminato anche sulle nevi eterne del Rutor, e tanti anni dopo un gruppo di baldi giovani della Valgrisenche capitanati da Marco Camandona, che stava muovendo anche i primi passi sugli 8000 himalayani, l’avrebbero fatto rifiorire a partire da 1995. Il resto è storia moderna di questo sport e di questa manifestazione, che sono cresciuti di pari passo. Dal 2009 ha cadenza biennale, e questo non fa altro che aumentare l’attesa e l’interesse per una gara che non è per tutti, ma che l’organizzazione seleziona per consegnare 700 pettorali a 350 squadre.
Questi due giorni sono stati il Tour du Rutor dei giornalisti, il press event, ma non si è trattata di un’asettica conferenza stampa. Anche qui Marco e Barbara hanno dato il loro meglio, presentando alla stampa di tutta Italia, le grandi montagne della piccola Valgrisenche e il grande cuore e ospitalità della gente valdostana. La salita in elicottero sul ghiacciaio del Rutor per vedere in anteprima il tracciato della gara dell’anno prossimo e la realizzazione della fontina con la tecnica tradizionale dell’alpeggio possono sembrare agli antipodi, addirittura in contrasto. In realtà sono la continuazione della millenaria storia delle genti di montagna, che nel corso dei secoli hanno imparato a sopravvivere nelle terre alte, sfruttando quel che la natura offre.
Chi si avvicinerà alla prossima edizione del Tour du Rutor, da atleta, da spettatore, da addetto ai lavori, dovrà sapere che sta partecipando a molto di più di una semplice gara di scialpinismo, ma vivrà lo spettacolo delle montagne selvagge delle Valgrisenche.
Per tutte le informazioni www.tourdurutor.com