Prali: un modello di integrazione tra lo sci da discesa e la vita in montagna
Dalle vicende legate al rilancio economico e – in particolare – turistico di questo piccolo paese in Val Germanasca è possibile trarre più di un insegnamento, soprattutto l’esempio virtuoso di come una comunità possa fare rete per raggiungere obiettivi comuni.
In una fresca serata di primavera del 2005, tra le strette viuzze di Prali, piccolo comune appoggiato in una conca a 1500 metri di altitudine in Valle Germanasca, c’è uno strano fermento. Una trentina di residenti, dei circa 180 totali, praticamente tutti i responsabili di attività economiche, si sono dati appuntamento presso il salone polivalente della Proloco, l’unica struttura capace di contenerli tutti. Non è una cosa usuale, per quanto a Prali la gente si conosca, si aiuti, a volte litighi come capita dappertutto, saranno almeno 60 anni che non si teneva un’assemblea pubblica così partecipata in paese, da quando il compianto avvocato pinerolese Ettore Serafino aveva ispirato alla comunità la costruzione della seggiovia dei 13 laghi, l’impianto a fune che cambiò le sorti dell’intera valle. Deve quindi trattarsi di un evento importante, probabilmente una decisione strategica da assumere, da condividere con tutta la popolazione. E quando il dovere chiama la comunità pralina risponde: litigi, incomprensioni e faide vengono messe da parte in nome del bene comune. Ma per capire cosa sta succedendo nel piccolo comune alpino bisogna fare un salto indietro nel tempo, di oltre mezzo secolo, e ricostruire la storia moderna della stazione sciistica di Prali voluta dall’avvocato Serafino.
Un po’ di storia
Erano gli anni ’50 quando l’avvocato e innovatore Ettore Serafino si era fatto portavoce di un progetto rivoluzionario, che avrebbe trasformato un piccolo e semi sconosciuto comune rurale in una meta turistica ambita dagli abitanti di Pinerolo, Torino, Milano ed oltre. Si costituisce una società, la Società per Azioni Seggiovie 13 Laghi, con azionisti in maggioranza di Prali ma anche con qualche esterno, non oltre il pinerolese però. L’azionista più famoso, e forse quello più danaroso, è la Famiglia Villa, padrona all’epoca della Talco Val Chisone, che grazie alle cave di talco e grafite ha fatto la fortuna sua e di tante altre realtà della valle nel corso del XX secolo. Comunità pralina e azionisti hanno puntato su qualcosa di nuovo, mai tentato prima, un settore che in quel periodo storico vedeva interessate molte valli alpine. Era il progresso, l’eldorado bianco, un settore nascente e capace di futuro. E probabilmente anche quella sera di metà degli anno ’50 la temperatura era tiepida, quando l’avvocato Serafino arringava la folla riunita, tra gli applausi e il sostegno degli azionisti e della comunità locale.
Nel 1957 comincia la costruzione della seggiovia, nel 1959 viene inaugurata: una monoposto capace di trasportare i turisti dai 1490 ai 2232 metri in circa mezzora. Poco alla volta, anno dopo anno, si aggiungono altri impianti: le sciovie Ghigo e Malzat, la seggiovia Bric Rond, e poi le sciovie Alpet, Ciatlet, Gigante e Salei. A metà anni ’80, in poco meno di vent’anni, da piccolo comune agricolo Prali si è trasformato in una fiorente stazione sciistica alpina di media grandezza, molto frequentata e famosa tra pistaioli e amanti del fuori pista dell’Italia del nordovest.
«Nella società 13 laghi non sono mai entrati grossi investitori esterni – racconta Fausto Sanmartino – forse perché la valle è stretta, non ha sbocco e non si presta al collegamento con altri caroselli. Soprattutto Prali è un comune con una storia, senza possibilità di grosse speculazioni edilizie, molto diverso dalle molte realtà nate proprio per vendere le seconde case». Sanmartino è un pralino doc, un uomo di mezza età deciso e capace, di poche parole ma molto rispettato in paese, gestore del campeggio e di altre strutture ricettive. Lui è tra gli organizzatori della serata presso la struttura della Proloco, è il nuovo avvocato Serafino, capace a 70 anni di distanza dal primo miracolo di portare avanti una nuova visone di sviluppo, dal momento che la precedente non funziona più perché ha perso la sua carica trainate capace di futuro.
Ma andiamo per gradi. Gli anni ottanta sono stati gli anni ruggenti della Prali ski total, mentre nel mondo occidentale si consumava il tramonto del comunismo reale, si celebrava la fine della guerra fredda e trionfava l’ascesa del modello neoliberista, il piccolo comune diventava il cuore pulsante dell’intera valle. Alla fine del decennio arrivano i primi segnali della crisi dello sci, l’economia frena, il costo della vita sale e il clima comincia a fare i capricci. A fine anni 90 nevica sempre meno, o meglio, in modo irregolare, e spesso a Prali le stagioni invernali cominciano dopo e finiscono prima, crescono i problemi economici. Arriviamo all’inizio del nuovo millennio, e la 13 laghi si risveglia con una triste notizia: la scadenza della vita tecnica degli impianti a fune si avvicina e non ci sono i soldi per la revisione.
Nel 2004 la vecchia Società per Azioni Seggiovie 13 Laghi, artefice del miracolo Pralino, è costretta a mollare, il modello turistico monoculturale non regge più. Gli impianti si fermano, la stagione invernale è alle porte, ma le piste rimarranno deserte. La comunità pralina è scioccata, sembra un brutto risveglio, dopo vent’anni in cui nessuno in paese osava mettere in dubbio il core business legato allo sci da discesa ora all’improvviso si rischia di perdere tutto: impianti, indotto turistico, negozi, scuola e servizi, abitanti. La stessa sopravvivenza della comunità.
Fortunatamente però, per Prali, in Piemonte, proprio i quegli anni, stanno per arrivare le Olimpiadi di Torino 2006, e grazie a un’operazione guidata dalla Comunità montana e dallo stesso Comune, una nuova srl acquisisce gli impianti e ottiene i fondi olimpici per la ristrutturazione della Seggiovia. Il paese è salvo, scioccato ma salvo. Gli impianti possono riaprire, ma chi li gestirà? Nella nuova società, di proprietà interamente pubblica, non ci sono realtà in grado di far funzionare la stazione sciistica. Ma soprattutto, se la ripartenza della seggiovia è una vera manna, la comunità pralina ormai è rimasta scottata, ha capito che lo sci da discesa da solo non basta più e comincia a interrogarsi sui limiti del modello turistico monofunzionale.
Ecco perché in una serata primaverile del 2005, quando il sole è ormai tramontato da qualche ora dietro la Punta Vergia, gli imprenditori pralini si sono dati appuntamento presso la Proloco: gli impianti di risalita ripartono, ma il futuro della comunità è ancora incerto. Chi arriverà a gestire la stazione sciistica? Ma soprattutto, chi la gestirà, lo farà ancora a vantaggio dell’intero paese, come avveniva in passato, o si limiterà a far quadrare i conti della nuova società? La nuova gestione, chiunque essa sia, si dovrà assumere una grossa responsabilità: trovare una soluzione per rilanciare l’economia dell’interno paese. Pena il fuggi fuggi, la chiusura delle attività commerciali, il venir meno dei servizi e un paese destinato allo spopolamento. Prali rischia di subire la triste sorte di tanti altri comuni della valle.
La nuova Prali, modello di partecipazione
«Come tutti voi sapete la società pubblica che oggi possiede gli impianti di risalita sul nostro Comune ha indetto una gara per il loro affidamento – esordisce Fausto Sanmartino dal pulpito – e noi pralini la dobbiamo vincere, tutti insieme». Il brusio in sala si alza fino a sovrastare la voce dell’oratore. «La 13 laghi – tuona ancora Sanmartino per frasi sentire – è la nostra speranza per non far morire il paese».
Quella sera è nata la Nuova 13 laghi srl, società costituita dai 30 soci pralini, tutti i presenti all’assemblea pubblica: artigiani, commercianti, libero professionisti, addirittura qualche pensionato. Hanno versato 2.000 euro a testa, convinti che la sopravvivenza degli impianti sia l’unica strada possibile per progettare un futuro del paese. Comunità montana e Comune di Prali affidano la gestione degli impianti alla Nuova 13 laghi, unica concorrente nella gara d’appalto, e i pralini cominciano subito a mettere in atto la loro strategia. La seggiovia rimarrà aperta tutto l’anno, 7 giorni su 7, come richiamo per le altre attività esistenti sul territorio. Una media di 230 giornate di apertura, 160 invernali e 75 estive, garantite da 5 dipendenti fissi, gli altri a chiamata, una ventina in inverno e 3 o 4 in estate, tutti rigorosamente di Prali o della valle. Questo vuol dire creare la possibilità a diverse famiglie di rimanere a vivere in paese, tutto l’anno. La stagione invernale neve permettendo viene spinta il più a lungo possibile, fino a primavera inoltrata, ed è subito estate. Resta solo il tempo per smontare l’invernale e preparare l’estivo: sentieri, tracce mtb, pista downhill, punti di sosta ecc. Una manciata di mesi e a fine settembre si ripartire con la preparazione invernale: manutenzione gatti, tracciamento piste, piazzamento delle reti. Finita una stagione via l’altra, senza soluzione di continuità. Con un’attenzione particolare a tutto l’indotto: bar, ristoranti, negozi, servizi. Che riescono a rimanere aperti tutta la settimana, tutto l’anno.
Un scommessa vinta
La decisione di tenere aperti gli impianti in settimana non era affatto scontata, all’inizio c’è stata molta discussione, anche animata, tra chi la sosteneva e chi diceva che sarebbe stato meglio fare come le altre stazioni simili, che tengono aperto solo il weekend, quando i numeri ci sono e i soldi girano. Alla fine passa la decisione di assumersi il rischio: la valle è stretta, senza sbocchi, per gran parte disabitata e con una strada di collegamento impegnativa. Se non si riesce ad attrarre i turisti in settimana il paese riapre solo più sabato e domenica, sempre che il meteo possa dare una mano, altrimenti pian piano si spegne tutto, e il paese muore. «La nuova società è nata proprio per non far morire il paese – sottolinea Sanmartino – e non avrebbe senso chiudere dal lunedì al venerdì».
L’inaugurazione della nuova gestione comunitaria non va molto bene, i primi due anni scende poca neve e i conti vanno subito in rosso. I soci sono costretti a ricapitalizzare di tasca loro. Ma la Società di gestione non molla, anzi con una nuova mossa azzarda il rilancio: stagionali a prezzi stracciati, da usare tutte le stagioni, che da 130 balzano a 800 nel giro di un anno, pompando liquidità alle casse della società. Inoltre gli 800 stagionali portano altri clienti nel weekend per effetto snowball, e proprio il caso di dirlo. I pralini, che ancora una volta ci hanno creduto, nel terzo anno di esercizio vedono i conti tornare in pareggio, ora il rosso della settimana viene ripianato dall’attivo del weekend.
Certo i margini di guadagno rimangono risicati, ma d’altra parte nessuno in paese si aspetta altro che non di tenere aperta la propria attività. Per il resto gli stipendi degli impiegati vengono pagati e l’indotto gira: scuole di sci, noleggio biciclette, negozi, bar, ristoranti ecc. E negli ultimi anni, prima dell’era Covid, l’indotto stava crescendo: uno studio sulle attività economiche ha rilevato una crescita delle partite iva, arrivate ormai a superare quota 50, su 180 abitanti. Praticamene tutte le famiglie di Prali oggi hanno un’attività avviata in paese.
Non ci sono più solo le attività legate allo sci, ma nascono nuove realtà legate alla terra: sei nuove aziende agricole negli ultimi 5 anni. Chi coltiva e fa attività agrituristica, che alleva e affitta camere. C’è chi accoglie i bambini delle scuole in fattoria, chi realizza formaggi, chi vende carne. Qualcuno alleva vacche highlander, quelle pelose e con le corna lunghe, abituate al freddo, altri si sono specializzati in uova: d’anatra, papera, gallina. Molti dei titolari delle realtà agricole in inverno fanno i maestri di sci, con un ritorno interessante alla vocazione per la pluriattività tipica delle nostre montagne.
Anche il mercato edilizio, fermo da anni, ha visto una nuova primavera: 1500 seconde case, da anni sbarrate, sono tornate ad alzare avvolgibili e a spalancare impannate. Alcune solo nel weekend, altre anche in settimana. La Nuova società 13 laghi ha incaricato una ragazza residente di contattare i proprietari e offrire contratti di affitto a rotazione per attrarre nuovi turisti nel corso della settimana. Con l’arrivo del lockdown gli affitti a rotazione hanno cominciato ad andare a ruba, e sono addirittura ripartite le compravendite immobiliari. Alloggi che da più di 10 anni giacevano invenduti nel giro di poche settimane sono stati acquistati da persone, cittadini, che ricominciato ad apprezzare i luoghi belli dietro la porta di casa, spinti a investire dalla situazione di assoluta incertezza e volatilità finanziaria creata dal Corona virus.
«Lo sviluppo in questi anni c’è stato – conferma il sindaco Andrea Domard – negli ultimi mesi abbiamo registrato sei nuove residenze, e altre tre persone arriveranno appena l’emergenza Covid glielo permetterà. Sono persone giovani, in età lavorativa, che si sono trasferiti su dalla città. Addirittura due francesi, da Menton. E questo ci da forza, a livello psicologico, perché siamo una comunità alpina in controtendenza. Oggi si parla di ritorno alla montagna, di risalita, e noi siamo dei precursori». I nuovi pralini, quasi tutti tra i 20 e 30 anni, hanno tutti un legame pregresso con queste montagne: la seconda casa di famiglia, le estati della loro gioventù passate su, e poi tanto sci da discesa. Hanno capito che oggi è possibile vivere a Prali tutto l’anno, senza necessariamente scendere la domenica sera lasciando il cuore in quota. Andrea Demard, il sindaco, ne è un esempio. Giovane, grande sciatore e sognatore vulcanico, è nato e cresciuto, fino all’età di 5 anni a Prali, per poi trasferirsi con la famiglia a Torino e restarci 11 lunghi anni. Ma la montagna chiama e ogni volta che scende in pianura, all’imbrunire, la domenica sera, dopo un fine settimana in quota, vorrebbe restare. Nel 2011, finiti gli studi, finalmente arriva l’opportunità di lavoro in Valle Germanasca, a Perrero, e Demard torna a stare nel suo paese natio, dove sono ancora forti e presenti le sue radici. Nel 2015 si mette in proprio, nel ramo della costruzione e manutenzione di attrezzature sportive, e accanto all’attività di falegnameria decide di mettersi a costruire sci artigianali, con legname di valle a chilometro zero: 25/30 paia di all’anno, con il coinvolgimento diretto dei clienti. «Nasce così la mia Baciaski experience – spiega il sindaco -. Perché io non ti vendo solo un paio di sci, ma la possibilità di costruirli con me, in una settimana bianca full immersion sulle piste di Prali, assaggiando sette cene in sette posti diversi e dormendo in una struttura locale». I clienti di Demard vengono da lontano, alcune volte dall’estero, molti conoscono per la prima volta Prali grazie ai suoi sci. Poi spesso tornano, con amici e parenti, concorrendo a promuovere la piccola stazione sciistica nel cuore delle Alpi italiane nel mondo.
«Qualche volte ci domandiamo se il modello che abbiamo costruito possa tenere – conclude Fausto Sanmartino – e ci rispondiamo che in fondo dipende da molte variabili. Sicuramente se la stagione invernale continueranno ad accorciarsi bisognerà inventare qualcosa. Ad esempio puntare di più sulla bici, che anche se è uno sport caro, grazie all’ebike e ai negozi che le affittano sta prendendo sempre più piede».
Fonte Piemonte Parchi