ANEF, Assemblea 2018: il futuro visto dalla montagna
La montagna di domani? Inclusiva, sostenibile, ben collegata, capace di attirare investimenti e coinvolgere abitanti e filiera turistica in un sistema virtuoso.
E’ la visione che ha animato la seconda giornata dell’Assemblea 2018 dell’ANEF, a Riva del Garda. La Presidente Valeria Ghezzi ha illustrato, con molteplici esempi, come gli impianti a fune siano un volano per i territori; ospiti di alto profilo istituzionale, associativo e imprenditoriale hanno animato una tavola rotonda sul tema.
Gli impianti a fune come fondamentale presidio del territorio, cuore pulsante di una filiera turistica che porta lavoro e benessere, infrastrutture che rilanciano la qualità dell’ospitalità ma anche della vita di chi in montagna vive tutto l’anno: questo è stato oggi il focus dell’Assemblea ANEF 2018 a Riva del Garda, che si è sviluppata attorno alla tavola rotonda “Il turismo – Industria al centro dell’economia e delle comunità di montagna”.
A causa delle condizioni climatiche avverse, del minor spazio a disposizione per abitante, dell’asprezza del territorio, delle pendenze superiori ai 30 gradi che rendono alti i costi per le infrastrutture e la manutenzione, i territori montani rischiano di essere sempre meno accessibili, con una progressiva perdita di popolazione, crescita e sviluppo economico. In questo scenario, gli impianti a fune costituiscono un fondamentale sostegno nella lotta allo spopolamento della montagna, data la loro centralità nell’economia dei territori montani, con 400 società attive nel settore a livello nazionale, per un totale di oltre 1.500 impianti, 12.000 dipendenti tra fissi e stagionali, circa 1 miliardo di euro di fatturato e 7 miliardi di euro di indotto.
Valeria Ghezzi, Presidente Nazionale di ANEF – Associazione Nazionale Esercenti Funiviari: <Indubbiamente questi numeri fanno pensare a una grossa responsabilità: verso i territori montani, il loro sviluppo e la loro preservazione ma anche nei confronti di chi li abita. Per questo, per vivere la montagna tutto l’anno occorre potenziare sempre più il coordinamento tra i vari operatori della filiera, fare squadra, fare sistema. E per rendere possibile tutto questo è fondamentale essere presenti, ascoltare chi vuole parlare di montagna, portando idee e contributi concreti che guardino all’ambiente montano senza rifarsi solo ad un concetto di vacanza e stagionalità: la montagna non è solo sci ma anche gastronomia, paesaggio, architettura, ambiente, impresa. E’ un vero e proprio sistema complesso>.
Il presidente della Provincia di Trento Ugo Rossi, nel suo discorso di apertura, ha sottolineato l’importanza, per tutta la filiera turistica, degli impianti che rivitalizzano il tessuto economico, attirano investimenti e, anche nelle stazioni di minore attrattività, danno un servizio alla comunità perché possiedono un innegabile valore sociale che, fra le tante cose, contribuisce a combattere lo spopolamento delle comunità montane e a dare ai giovani un motivo in più per restare e investire sul territorio. <Anche se fare impresa in questi luoghi significa fare fatica, poiché si è lontani dalle principali direttrici della comunicazione, dello sviluppo e della formazione professionale. Ma bisogna essere anche consapevoli che il patrimonio montano è un ambiente straordinario e irripetibile, e che tutelarlo deve essere uno dei nostri obiettivi primari, senza snaturarlo cercando di riprodurre modelli urbani o di pianura ma puntando tutto sulla valorizzazione dei suoi punti di forza assolutamente unici> prosegue Valeria Ghezzi.
Il presidente della Provincia di Trento Ugo Rossi si è speso anche sulla tutela e il rispetto dell’ambiente: <Essere attenti al tema ambientale, evitando le contrapposizioni di carattere ideologico, è un dovere di ognuno di noi e un’opportunità per tutti>. Un tema, questo, caro anche a Luca Cetara, Membro della Delegazione Italiana in Convenzione delle Alpi del Ministero dell’Ambiente: <Turismo sostenibile, green economy alpina (ovvero individuazione del giusto modello di sviluppo di un’aera montana) e cambiamento climatico sono i temi più attuali su cui dobbiamo focalizzare la nostra attenzione>.
<Dove vi sono impianti di risalita e piste da discesa la montagna è mantenuta “in salute” e non si conoscono il fenomeno del dissesto idrogeologico né quello dello spopolamento dovuto alla crisi economica> sottolinea poi Francesco Bosco, Presidente di ANEF Trento, che ha quindi fatto il punto anche sul tema caldo dell’innevamento programmato: <In Trentino il consumo d’acqua per la “nevificazione” è pari allo 0,54% del consumo generale, se si esclude l’idroelettrico; se poi consideriamo anche quello, la percentuale scende addirittura allo 0,04%. Tenendo conto, fra l’altro, di un aspetto fondamentale: noi non consumiamo acqua, la trasformiamo in neve>.
E’ quindi evidente come tutta la filiera attorno a cui ruota il settore degli impianti a fune abbia grandi ricadute sulle economie e lo stato di salute dei territori montani, che <si riflettono anche sul turismo, l’ospitalità e lo stile di vita di chi abita in quota> ha evidenziato Valeria Ghezzi, introducendo cinque filmati dedicati ad altrettante case histories che delineano l’importanza del sistema di mobilità a fune per la montagna.
Le case histories
1. San Simone
Gli impianti sono il cuore pulsante delle terre alte e possono generare un indotto pari ad almeno 7 volte il suo valore in termini di occupazione; al tempo stesso, sono un mezzo di trasporto affinché la montagna sia di tutti e per tutti. Se si fermano, l’intera filiera turistica collassa, proprio come è avvenuto a San Simone.
2. Val di Gresta
Considerata l’“orto biologico del Trentino”, un tempo era un’area a forte vocazione turistica ma poi le nevicate meno frequenti e l’abbandono della località verso altri lidi hanno portato allo smantellamento degli impianti. Oggi il turismo locale vive in estate, con percorsi bike e trekking che però non sono facilmente praticabili perché la municipalità da sola non può assicurare il mantenimento della rete dei sentieri.
3. Passo Rolle
Dopo quasi due anni di blocco dell’attività sciistica in cui l’area sembrava abbandonata e in degrado, quest’anno il comprensorio ha ripreso quota proprio grazie alla riapertura degli impianti ma anche alla diversificazione dell’offerta e al potenziamento dei sistemi di innevamento programmato.
4. Comprensorio Drei Zinnen Dolomites
Un investimento costato 40 milioni ha portato a una crescita del fatturato del 72% ma ha anche modificato l’attitudine degli imprenditori, che hanno creato lavoro e nuove opportunità. Tutto il tessuto economico ora risulta più vitale e dinamico, in un territorio (tra Sesto, San Candido, Dobbiaco, Villabassa e Braies) dove il 68% degli abitanti lavora nel turismo. Anche chi inizialmente avversava il progetto si è ricreduto, dal momento che i benefici si sono rivelati anche superiori alle più ottimistiche previsioni.
5. Ponte di Legno-Tonale
Un “grande sogno” coltivato per decenni, finalmente diventato realtà nel 2016. In particolare, la nuova cabinovia ha portato a grandi investimenti, come il rilancio del ghiacciaio Presena, il nuovo albergo, la spa ai piedi del ghiacciaio, il bar in cima al passo e, tra qualche anno, un nuovo impianto termale. Attività che hanno dato nuova linfa al turismo, generando un circolo virtuoso di cui beneficia tutto il territorio.
<E’ chiaro, da queste case histories, come il fare sistema e gli investimenti siano sempre vincenti in termini di rilancio ma anche di sopravvivenza e tutela delle località di montagna. Bisogna essere attenti ai diversi territori, alle loro caratteristiche e alle loro potenzialità: se c’è la vocazione sciistica, aiutiamoli a svilupparsi, ma se manca, cerchiamo l’alternativa per renderli sempre vivi e attivi> conclude Valeria Ghezzi.
Ma questo non sarebbe possibile, secondo Michele Dallapiccola, Assessore all’Agricoltura, Turismo, Foreste e Promozione della Provincia Autonoma di Trento, senza l’interazione fra pubblico e privato, <fondamentale per dare un concreto sostegno ai territori nel loro percorso di sviluppo>. Tesi sostenuta anche da Maurizio Dallocchio, Bocconi University Professor of Finance e Past Dean SDA Bocconi School of Management: <Partnership pubblico-privato sono la vera soluzione, non è pensabile che l’imprenditore locale sia il solo responsabile dell’investimento, deve esserci un obiettivo corale e congiunto di più investitori>. Infine, Giorgio Palmucci, Presidente dell’Associazione Italiana Confindustria Alberghi, che riunisce più di 2.500 alberghi in Italia, ha evidenziato come <la competitività, come ricerca di qualità e di innovazione, sia un fenomeno che non deve intimorire ma stimolare, in quanto avvantaggia tutti. Lavoriamo in una rete, siamo tutti interdipendenti>.
L’Assemblea di ANEF è stata anche occasione per celebrare gli atleti olimpici e paralimpiici italiani, di cui una delegazione ha aperto l’evento con una cerimonia di premiazione. Erano presenti: Roberto Cavicchi, Igor Confortin, Chiara Costazza, Alessandro Daldoss, Francesco Dallasega, René De Silvestro, Stefano Gross, Manuel Pozzerle, Verena Stuffer e Davide Bendotti.
Fonte Omnia