Antidoping: squalifica di 5 mesi allo scialpinista Andrea Peron per uno sciroppo
Il Tribunale Nazionale Antidoping, nel procedimento disciplinare a carico dell’atleta Andrea Peron, visto l’art. 10.4 del Codice WADA e 4.4 delle Norme Sportive Antidoping, rilevato l’illecito commesso, infligge all’atleta 5 mesi di squalifica, con decorrenza dal 30/05/2011 e scadenza al 29/10/2011 nonché le spese del procedimento quantificate in euro 1.620,00.
Dispone altresì l’invalidazione dei risultati conseguiti dalla data del 01/05/2011 (cioè il 15° posto in classifica al Trofeo Mezzalama) e che la presente decisione sia comunicata all’interessato, all’UPA, alla WADA, alla Federazione Internazionale di riferimento, alla FISI e alla Società di appartenenza all’epoca dei fatti. Questa la sentenza del CONI.
In sostanza è stata accettata la tesi difensiva di Peron che aveva assunto uno sciroppo contro la tosse che conteneva una piccola parte di Efredina, la sostanza incriminata proibita dal codice WADA.
Il 31 maggio 2011 aveva già dichiarato in un’intervista a La Gazzetta dello Sport:
“Quelle gare (di scialpinismo) le faccio per passione, sicuramente non volevo doparmi. L’unica cosa che posso pensare, è che l’efedrina fosse in un farmaco che ho preso per tosse e raffreddore. Ora sono preoccupato per la mia immagine. Ho un’etica. E da corridore di ciclismo non sono mai stato trovato positivo.”
Bisogna ricordare che Andrea Peron è stato un ciclista dilettante vincitore di oro ai mondiali del ’91 nella 100 km a squadre e argento alle Olimpiadi ’92, professionista dal 1993 al 2006, grande specialista a cronometro, specialità in cui vinse il Campionato Italiano nel 2001, corse in squadre del calibro di Once, Fassa Bortolo e CSC, ha disputato 5 Giri d’Italia, 8 Tour de France nel quale fu 10° nel 1999 e 4 Vuelta nel quale fu 8° nel 1996.
Tanto rumore per nulla? Forse questa è la chiosa finale ad una vicenda che ha fatto un po’ di clamore attorno ad uno sport di cui la maggior parte dei media si ricorda quando ci scappa il morto in valanga. In questo caso il doping era solo una leggerezza, della quale Peron paga in prima persona. Certo che se fosse stato un calciatore famoso punto da una vespa e trattato con il cortisone, tutto si sarebbe chiarito in 48 ore con tanto di scuse all’atleta e squalifica al medico…Ma scialpinismo e ciclismo non sono certo il Dio pallone…