Becca di Nona parete nord: sci ripido con vista su Aosta
La Becca di Nona è la montagna degli “aostani”, gli abitanti di Aosta. La piccola regione delle grandi montagne, la Valle d’Aosta, ha molte montagne simbolo, conosciute in tutto il mondo, dal Monte Bianco, al Cervino, al Monte Rosa, ma il capoluogo Aosta ha una vista privilegiata sulla Becca di Nona (quota 3142m). Questa montagna si vede dal centro di Aosta, da piazza Chanoux, quando si va a far shopping nel centro storico, o quando si parte per la skyrace Aosta-Becca di Nona, gara di skyrunning diventata biennale, che si corre fin dall’inizio di questo millennio. Un sentiero escursionistico porta alla statua di vetta, ma è d’inverno quando è innevata, che colpisce per l’imponenza della sua parete nord.
Questa premessa serve per far capire che per vivere l’avventura in montagna, esplorare posti nuovi, non è necessario andare in un altro continente alla ricerca dell’aria sottile, ma a volte intuito, fantasia, capacità tecniche e spirito d’iniziativa, possono far scoprire quel che tutti gli scivolatori della neve avevano sotto gli occhi da un secolo, ma nessuno aveva osato fare.
Questa è in sintesi la storia della discesa della parete nord della Becca di Nona in sci, realizzata da
Alessandro Letey e Yari Pellissier, saliti con Edoardo Camardella e Pierre Lucianaz, che hanno rinunciato alla discesa per la poca neve a disposizione nei collegamenti tra le diverse sezioni della parete. Una prima in sci, non assoluta perché i primi a scendere su questa linea sono stati nel 2013 due snowboarder, il valdostano Davide Capozzi e il francese Julien Henry, due protagonisti dello snowboard ripido di livello mondiale.
Alessando Letey ci racconta come è nata questa impresa scialpinistica.
La parete nord della Becca di Nona, da sempre è lì eppure nessuno l’aveva affrontata con gli sci. Come ti è venuta questa idea?
Alessandro Letey: “Davide Capozzi è mio amico e ne abbiamo parlato spesso. Mi aveva fatto vedere delle foto e binocolando la parete quasi ogni giorno questa primavera, siamo riusciti a trovare il momento giusto. Paradossale che questo sia successo in una annata scarsa di precipitazioni durante l’inverno.”
Siete saliti in 4 e scesi in 2, qual’è l’importanza di muoversi in squadra in un’occasione come questa?
Alessandro Letey: “È una discesa che guardo da quando scio, e che mi ero ripromesso di farla prima o poi. È stata una bella soddisfazione. Il 29 aprile abbiamo deciso di partire, ci abbiamo messo circa sei ore a salire, facevamo fatica a trovare il passaggio più adatto ed abbiamo dovuto assicurarci con la corda. Abbiamo risalito la parete in tre: io, Yari (Pellissier) ed Edo (Camardella). Pierre (Lucianaz) era salito dalla via scialpinistica per poter far le riprese dalla cima. Una volta su, abbiamo deciso di scendere solo io e Yari Pellissier, perché non c’era abbastanza neve.”
Si pensa che per trovare l’avventura e l’esplorazione bisogna andare in Himalaya o nelle Ande, poi la cronaca di questi giorni ci mostra la salita dell’Everest con una coda peggio di quella del Gran Paradiso in una domenica di agosto. Quindi si può vivere l’avventura, l’esplorazione, anche sulle montagne che si trovano vicino alla propria casa?
Alessandro Letey: “Per me l’interesse di sciare una linea su una montagna nasce guardandola dal vivo, è ovvio che quelle che posso guardare con i miei occhi sono proprio le montagne che ho vicino a casa, e in Valle d’Aosta le montagne sono tante.”
Ecco il video della discesa in sci della parete nord della Becca di Nona realizzato da Pierre Lucianaz.