Bivacco Günther Messner: dalle Alpi alla biennale di Venezia per testimoniare l’accoglienza
Di Federico Cociancich
I bivacchi d’alta montagna sono generalmente posizionati lungo i percorsi in alta quota, dove lo sforzo e il pericolo sono maggiori, dove la meta non è stata ancora raggiunta, dove la scalata deve ancora incominciare, prima della destinazione finale. Solitamente con colori accesi per essere ben visibili, sono un punto intermedio tra la partenza e l’arrivo, sempre aperti per offrire riparo, rifugio, riposo e tranquillità. Uno di questi bivacchi, quello intitolato al fratello di Reinhold Messner, Günther, morto tragicamente al suo fianco durante la spedizione del Nanga Parbat nel 1970, è stato invece portato sull’isola di San Servolo, di fronte a Venezia.
Perché portare un bivacco di alta montagna nel bel mezzo della laguna veneta? Per farlo diventare un’opera d’arte che vuol far riflettere sulla disponibilità ad accogliere chi ne ha bisogno, sempre.
Concepita da Hannes Egger, curata da Christiane Rekade, e realizzata in occasione della 58a Biennale d’Arte di Venezia grazie all’Associazione ArtintheAlps Verein, l’opera rappresenta la vocazione di luogo aperto e transfrontaliero che caratterizza l’Alto Adige/Südtirol quale terra di passaggio e scambio, ma anche di accoglienza. Trasferito dalle Alpi alla laguna veneta, viene a trovarsi nuovamente al centro di una direttrice di transiti, commerci e migrazioni, quella che storicamente ha plasmato la vita di Venezia. Non è infatti un caso che sia stato portato fin sull’acqua della laguna, ma vuole essere un esplicito richiamo agli avvenimenti dei giorni nostri, in cui il concetto di accoglienza del nostro Paese sembra venire meno.
Il bivacco Günther Messner scelto per assolvere a questo compito emblematico ed evocativo è un prestito del famoso alpinista Reinhold Messner: costruito nell’anno 1972 era situato oltre i 2.500 mt di altitudine, molto vicino al confine fra Italia e Austria, ora fa parte del circuito espositivo dei Messner Mountain Museum. Una curiosità: per la mostra è stato oggetto di un restauro da parte del medesimo artigiano che lo aveva costruito ormai quasi 50 anni fa.
Sette artisti aggiungono valore all’opera
Sette giovani artisti artisti internazionali hanno inoltre realizzato opere ad hoc che vengono esposte dentro e fuori il bivacco. Gli artisti hanno dovuto interpretare con le loro opere il duplice livello del concetto di “Bivacco”. Il primo è quello “fisico”, con opere pensate per interagire con l’architettura, i materiali, la funzione e lo spazio limitato del bivacco in sé. Il secondo livello è quello “rappresentativo”, ovvero dei significati che “Bivacco” vuole comunicare come luogo intimo e di riflessione, ma anche di rifugio sempre aperto come luogo di incontro, di interazione, di contaminazione culturale. Le opere spaziano dal “Ascension Day” di Leander Schönweger, che trasforma con una scultura il bivacco in una chiesa, a “Transhumanz” di Maria Walcher, compie una lavorazione sulle coperte tipicamente presenti nei bivacchi riportando i sentieri percorsi da transfrontalieri a richiamo di quelli compiuti oggi dai migranti. Persino la maniglia del bivacco si è trasformata in opera d’arte: realizzata da Jacopo Candotti fondendo monete da 20 centesimi vuole denunciare il fatto che l’Euro rimane purtroppo una delle poche forze trainanti e trasnfrontaliere d’Europa. Atri artisti,scelti dalla curatrice Christiane Rekade, già direttrice artistica di Kunst Merano Arte, sono Nicolò Degiorgis, Hannes Egger, Julia Frank e Simon Perathoner.
Il trasferimento
Il viaggio stesso che il bivacco ha compiuto è inoltre parte significativa e integrante del progetto ed è stata documentata da un cortometraggio di 18 minuti che è stato inserito all’interno della programmazione del Trento Film Festival e che richiama concettualmente tutti i percorsi verso destinazioni sconosciute.
L’intero progetto è illustrato in un sito, www.bivacco.art, ed è di prossima realizzazione un catalogo.
L’opera “Bivacco” verrà ospitato fino al 30 settembre 2019 nell’ampio e magnifico parco dell’Isola di San Servolo. L’installazione è sempre visitabile tutti i giorni con orario libero. Nei primi giorni di ottobre l’installazione verrà spostata a Bolzano, davanti alla sede Salewa, uno dei principali sponsor dell’installazione artistica, dove i visitatori potranno ammirarla liberamente per circa un mese. In seguito il bivacco tornerà al Messner Mountain Museum.