Dagli Ottomila al Museo della Montagna: lo snowboard di Marco Galliano
Da ieri sera il Museo della Montagna del Cai-Torino ha un nuovo attrezzo esposto in bacheca: lo snowboard di Marco Galliano, che è scivolato sulle nevi eterne di Cho-Oyu e Manaslu, due montagne himalayane che misurano rispettivamente 8201 metri e 8163 metri. Spedizioni avvenute qualche anno fa’, nel 2009 e nel 2011, ma ancora ben vive nella mente e nel cuore di Marco e di tutti noi che lo abbiamo seguito all’epoca per amicizia e per scriverne le gesta nell’aria sottile delle montagne himalayane.
L’alpinismo esiste nella sua essenza dal 1786, anno della prima salita del Monte Bianco da parte di Balmat e Paccard, su input di Horace-Bénédict de Saussure, scienziato svizzero, che con la curiosità di misurare le montagne delle Alpi, incentiva le salite dei montanari locali e dei ricchi signori inglesi, da sempre ardimentosi nel conquistare le vette montane.
Lo snowboard invece ha una storia molto più recente, di una quarantina d’anni. Per veder scendere uno snowboarder da un ottomila, bisogna aspettare il 1988, quando il francese Bruno Gouvy salì e scese il Cho Oyu in snowboard. Dopo di lui la cosa riuscì ad un altro rider transalpino, Marco Siffredi, quindi arrivò l’ora di un altro Marco, Galliano.
“Mi definisco più un vacanziere d’alta quota che un alpinista. – dichiara Marco Galliano nella Sala degli Stemmi del Museo della Montagna del CAI di Torino – Però avevo un sogno, di scendere le montagne con lo snowboard e passo dopo passo, prima l’Elbrus, poi il Muztagata infine il Cho-Oyu mi hanno consentito di realizzarlo, sogno che è continuato anche sul Manaslu. Mi ritengo fortunato per esserci riuscito al primo tentativo, ma la fortuna va cercata. Ho dedicato alcuni anni della mia vita per cercare di realizzare questo sogno, allenamenti, preparazione dei materiali, cercare gli sponsor, tutto questo senza essere un professionista. Ovviamente ho affrontato le salite senza usare l’ossigeno artificiale delle bombole e portando sulle mie spalle lo snowboard, esattamente come ho sempre fatto sulle nostre Alpi. Dopo il Manaslu alcune cose della mia vita sono cambiate e sono uscito dall’ambiente. Ho ricominciato da un paio d’anni, ho anche l’entusiasmo di usare un attrezzo nuovo, la splitboard, che anni fa non consideravo e che sta facendo avvicinare tanti snowboarder alla vera montagna, quella lontana dalle stazioni sciistiche. Chissà che con il mio sponsor, Custam Made, non si riesca a realizzarne una. Lascio al Museo della Montagna del CAI l’attrezzattura usata nella spedizione al Cho-Oyu, lo snowboard, gli scarponi e lo zaino, nella speranza che le giovani leve di questo sport, che tra l’altro il SUCAI sta seguendo con un corso che dura da 13 anni, raccolgano il testimone e continuino la mia traccia.”
La serata al Monte dei Cappuccini, sede del CAI e del Museo della Montagna, è stata un successo, sala strapiena e i filmati di Marco con il suo racconto live hanno fatto il resto. Marco dice che l’alta quota per lui è un capitolo chiuso, comunque è tornato in snowboard determinato come sempre, magari cambieranno gli obbiettivi, ma la sua passione per la montagna è rimasta immutata. Lo snowboard del Cho-Oyu sarà per sempre in un museo, Marco Galliano sarà sempre in giro per le montagne.