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I primi skiatori sul Fraiteve nel marzo 1904


La cronaca del primo evento sciistico in Piemonte ci racconta come, nel lontano 1904, 120 anni fa’, 25 persone risalirono sci ai piedi il Fraiteve. Un evento storico destinato a influenzare la fruizione alpinistica negli anni a seguire fino ai giorni nostri
Il 19 e il 20 marzo del 1904 viene organizzato un evento che contribuirà a cambiare la montagna piemontese. Da quel momento in poi la montagna invernale sarà segnata da due tracce sottili su sfondo bianco e ben presto lo stesso paesaggio sarà interessato da massicci interventi che caratterizzeranno i decenni a venire.
Il ritrovo è fissato a Oulx in alta val Susa: la maggior parte dei partecipanti arriva con la ferrovia, alcuni raggiungono il luogo dell’appuntamento con le prime auto dell’epoca. Nella notte raggiunsero Cesana. Da quest’ultima località si preparano sette slitte e alle 5 di mattina iniziarono la salita verso il Colle del Sestrières. Giunti al Baraccone del colle iniziò ufficialmente il Primo Convegno Nazionale degli Skiatori. Skiatori perchè questi pionieri degli sport invernali utilizzavano ai loro piedi degli ski.
Conosciuti da molto tempo, soprattutto nei Paesi nordici, in Italia approdano più tardi: «Lo ski venne introdotto in Italia dall’ingegnere Adolfo Kind, il quale fece bentosto una buona messe di proseliti fra i militari e fra gli alpinisti; nel 1901 riusciva a fondare in seno al Club Alpino, a Torino, il primo Ski-Club, con lo scopo di diffonderne l’uso, popolarizzarlo, facendone apprezzare l’utilità sia dal lato alpinistico del divertimento, sia dal lato pratico delle comunicazioni».
L’evolversi della manifestazione venne raccontata attraverso la voce della Rivista Mensile Club Alpino Italiano del 1904
con queste parole: «Sbrigata rapidamente la colazione di squisito latte, gli skiatori si affrettano a calzare i loro lunghi arnesi, ed a lanciarsi alla pazza voluttà di lunghe scivolate sui pendii dolci e ondulati del colle, che fanno di Sestrières un campo davvero ideale per le esercitazioni. Una gaia animazione regna tutt’attorno al Baraccone, presso cui un gruppo di valligiani si gode lo spettacolo. A gruppi, alla spicciolata, gli skiatori invadono le pendici; l’aria è piena delle grida di chi corre e di chi capitombola; e son risa matte dei vicini a veder i caduti sbattersi nella neve farinosa, dimenando furiosamente in alto le gambe impacciate dalle lunghe, strane appendici; e le risa aumentano quando, riapparsi dopo mille contorcimenti, i caduti si presentano come infarinati dalla testa ai piedi, traballanti nell’affannosa ricerca di un equilibrio, ahi! Troppo instabile».
È in questi momenti che si inaugura purtroppo anche la stagione degli infortuni: uno degli organizzatori si procura una distorsione al ginocchio sinistro e deve mestamente abbandonare l’attività per essere trasportato su una slitta a valle.

In tarda mattinata mentre i novizi ridiscendono, 25 persone partecipano all’escursione organizzata per raggiungere la cima del Fraitève: in pratica la prima scialpinistica sulle montagne italiane «In breve si sparpagliarono su pei declivi della montagna; i primi pendii piuttosto ripidi furono superati con degli ampi zig-zag; più in su, la pendenza essendosi raddolcita alquanto, si proseguì direttamente, sia per la faccia sud-est, sia per la cresta est, in alcuni tratti già spoglia di neve. La temperatura era quasi calda, per modo che tutti camminavano in maniche di camicia; la neve si mantenne dovunque buona; soltanto sulla cresta, dove spirava un venticello fresco, c’erano dei brevi tratti gelati. Giunti i primi salitori in cima alle 15, poco alla volta vengono raggiunti da tutti i partecipanti: si inalberò la bandiera tricolore, salutata da un triplice urrah!

A Cesana gli sciatori provetti e i novizi, si ritrovano insieme: «Qui tutta la brigata si radunò all’albergo dello Chaberton, che servì un buon pranzetto, e poi, a digestione iniziata, e salutati i colleghi che scendevano coll’automobile a far da battistrada, si ripresero le vetture che riportarono ad Oulx, a godersi negli alberghi delle Alpi Cozie, del Commercio, della Corona Grossa e del Leon d’Oro, un riposo ben meritato. Il giorno successivo il programma prevede alcune prove di salto: scelto un pendio uniforme, non troppo ripido, che termini al basso con leggera curva in piano, si forma verso il mezzo uno scalino di neve ben battuta. Questo scalino deve essere sufficientemente alto da permettere al saltatore, mentre è librato in aria, di capovolgersi con tutto suo comodo; e il pendio di sotto deve essere ben liscio, affinché chi salta, possa scavarci dentro delle grandi buche, che sono una vera consolazione per chi vien dopo. I valligiani si erano mossi anch’essi, e uomini, ragazzetti e donne, queste con la caratteristica bianca cuffia, si affollavano presso il salto, insieme ai colleghi nostri non provvisti di ski, che erano saliti anch’essi a godersi la montagna.

Il successivo pranzo annuncia l’imminente fine del convegno; terminati gli assaggi delle diverse portate, esauriti i discorsi, i partecipanti si salutano l’un l’altro con la promessa di rivedersi, di ritrovarsi, per rivivere quei momenti trascorsi sulle montagne piemontesi.

Fonte Piemonte Parchi e Rivista Mensile Club Alpino Italiano del 1904

Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.