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Nessun eliski nel futuro della montagna: documento di riflessione e discussione


Di Marco Tosi

Negli scorsi mesi invernali, in alcune valli della provincia del VCO, era stata programmata un’attività di eliski che avrebbe trasformato per settimane alcune piccole oasi walser nell’antitesi dei paradisi del sostenibile. Preoccupati da questa eventualità molti scialpinisti, guide alpine, istruttori di alpinismo del Cai, comuni cittadini delle province del VCO, di Novara, di Varese e Milano, hanno costituito un esteso movimento d’opinione critico rispetto allo svolgimento dell’eliski secondo le modalità intensive e continuative che si andavano profilando. La presenza nelle aree interessate di siti di interesse comunitario tutelati dalle leggi europee e la pressione del movimento ha fatto sì che gli organizzatori sospendessero la programmazione per non andare incontro a sanzioni. Per tenere alta la guardia è nato un movimento spontaneo coordinato dal Centro del sole di Legambiente, che vede come primi firmatari alcune sezioni del CAI, associazioni culturali, guide alpine e naturalistiche, cittadini indipendenti.

L’inverno che è appena passato ha ripresentato, in alcune vallate alpine, il problema dell’eliski, ovvero l’utilizzo, a scopo puramente ludico e turistico, dell’elicottero per trasportare gruppi di sciatori e snowboarder su cime lontane dagli impianti di risalita e permettere loro di effettuare discese adrenaliniche in neve fresca.

L’interesse e le adesioni sono alti, in Italia manca, però, una normativa nazionale e solo le Province autonome di Trento e Bolzano hanno legiferato in materia. In realtà esiste il Decreto Ministeriale 17 Ottobre 2007, “Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone speciali di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS)”, per le quali le Regioni e le Province autonome sarebbero tenute a regolamentare le attività impattanti, quali l’uso di elicottero e di motoslitte a fini di diletto. In Piemonte non esiste alcun regolamento approvato.

Peraltro, ogni attività o costruzione che si intenda effettuare in una zona SIC/ZSC o ZPS deve essere preceduta da un iter regionale di “Valutazione di Incidenza”, che ne verifichi la compatibilità con le specie vegetali e/o animali che in quella zona vengono tutelate.

“Recentemente sulle mappe delle Alpi – si legge nel Manifesto del Fu-Turismo di Lorenzo Scandroglio (vedi “Cose dell’Alto Mondo” da EcoRisveglio e da www.fondazionecocchetti.bs.it) – sono comparse delle aree, volute dalla Comunità Europea, per la conservazione della biodiversità, denominate ZPS e SIC, acronimi che stanno per Zone di Protezione Speciale e Siti di Interesse Comunitario. Le genti di montagna si dividono e non tutti vedono in esse delle opportunità, un marchio di qualità, un patrimonio dell’umanità da valorizzare, anche da “vendere” (in senso buono), comunicando che lassù, sui loro monti, ci sono specie animali tante come non se ne sono mai viste, e persino certe che, quando ci sono, indicano che la qualità dell’aria, è migliore (‘indicatori biologici’ li chiamano, appunto)”.

L’eliski si pratica da tempo in molte località alpine; la maggiore offerta si ha in Valle d’Aosta, dove esistono strutture che propongono voli sul versante sud del Monte Bianco (Courmayeur e La Thuile), in Valgrisanche, ai confini dall’area del Parco del Gran Paradiso!, a Cervinia e nel gruppo del Monte Rosa (Gressoney ed Alagna). In Piemonte c’è la possibilità di volare in alta Valle di Susa (Cesana, Sauze). In Lombardia si vola in Valtellina (Bormio, Santa Caterina di Valfurva e Livigno) e al Passo del Tonale. In altre zone delle Alpi vengono proposti, pubblicizzati e talvolta effettuati voli abusivi, ovvero in zone prive di autorizzazione o dove i permessi riguardano itinerari diversi da quelli effettuati.

Tra questi casi, nello scorso inverno, sono spiccati in Piemonte quelli relativi ad aree a tutela comunitaria della val Formazza e di Macugnaga, che fortunatamente, grazie alla nascita di un movimento popolare di opinione contrario all’eliski, capeggiato da alcune sezioni CAI, alcune Guide Alpine e dal Centro del sole di Legambiente, e grazie all’intervento determinante del Corpo Forestale dello Stato, sono stati fermati. Si trattava infatti di proposte prive delle dovute autorizzazioni. La verità è che una settimana di voli in violazione delle normative si era già svolta nel mese di gennaio sulle montagne di Formazza, Clogstafel, Punta d’Arbola e Nefelgiù e l’intenzione dei promotori era quella di fare spallucce e procedere spediti e indifferenti. La necessità di ottemperare alle disposizioni in materia è emersa proprio perché il movimento ha contribuito ad alzare la soglia di attenzione da parte delle autorità preposte a vigilare sulle aree ZPS e SIC.

Sulla Marmolada invece Mountain Wilderness è riuscita, dopo anni di trattative, a raggiungere il risultato storico di fermare l’eliski.

Ma, per evitare che un altr’anno ci si ritrovi nella stessa situazione con altre proposte equivalenti o ancor più invasive e che si debba ritornare localmente ad opporvisi con grande dispendio di tempo e di risorse, è divenuto necessario e improrogabile intervenire mettendo in campo le numerose ragioni per cui l’eliski dev’essere fermato ovunque, non solo nelle zone protette, attraverso un’azione congiunta e condivisa, che porti ad una normativa nazionale e a leggi regionali volte alla tutela seria e concreta dell’ambiente montano.

In un 2012 e in un’Italia scossi da una crisi epocale, economica ma anche politica, sociale e di identità culturale è necessario capire che l’unica strada da percorrere è quella di cercare di agire nel rispetto della sola Terra che abbiamo e che ci dà l’opportunità di vivere, nell’intraprendere azioni, iniziative, lavori che guardino alla sostenibilità, ossia che siano sopportabili da una Terra già gravemente malata perché male e troppo abitata e spudoratamente sfruttata in tutte le sue risorse.

E noi, gente di montagna, dobbiamo dunque mirare a tutelare le risorse rimaste, quelle nevi, quell’acqua, quel suolo, quei boschi, quegli animali, quelle rocce, quell’architettura che, se preservati e valorizzati in maniera intelligente ed onesta, potranno dare benessere, benefici e lavoro anche ai nostri figli, per chi ha la fortuna e l’impegno di averli.

E in quest’ottica che eliski e motoslitte ad uso ludico vanno fermati.

Sebbene, visti in un contesto di problematiche globali, siano una goccia insignificante in un oceano, in quello delle fragili aree montane di cui si parla, ZPS e SIC in particolare, assumono una rilevanza enorme, perché rappresentano alla perfezione le strade sbagliate che sono state percorse negli ultimi cinquant’anni e che vanno abbandonate.

Eliski e motoslitte non possono creare un’economia sana e sostenibile, anzi fanno esattamente il contrario. Sicuramente danno vantaggi economici immediati a pochi soggetti ma, a lungo termine, danneggiano la materia prima su cui si fonda la nostra economia turistica, cioè l’ambiente di pregio naturalistico.

Molte vallate alpine, soprattutto quelle rimaste tagliate fuori dal boom dello sviluppo turistico tradizionale, costituiscono un vero tesoro, la nostra fortuna. L’unica forma di turismo in costante crescita, in controtendenza rispetto alla crisi del turismo tradizionale, è quello che esige qualità dei luoghi e del paesaggio, che sta lontano dai non luoghi troppo artificializzati e cerca con lo sport o il semplice relax di riprendere contatto con le cose semplici della vita.

L’integrità e la naturalità degli ambienti, relativamente poveri di infrastrutture impattanti, costituisce la nostra grande e sempre più valutata risorsa economica e culturale e bisogna quindi opporsi ad attività che consumino e rovinino questa materia prima, questa natura, un bene sempre più raro di cui godere, ancora più importante delle cave e dell’energia idroelettrica, in quanto davvero rinnovabile, se l’uomo non arriverà a distruggerla in maniera irreversibile.

E non si sta parlando solo di emissioni di anidride carbonica durante le rotazioni degli elicotteri o di danni acustici a tetraonidi ed ungulati, ma delle sensazioni e del nutrimento dello spirito che l’uomo cerca nel silenzio degli spazi selvaggi e incontaminati.

Eliski e motoslitte (precisiamo, anche a costo di ripeterci, che occorre distinguere l’uso di certi mezzi per scopi di lavoro, di soccorso o civili dall’uso a scopi di diletto) sono dunque attività decisamente anti-economiche per le comunità locali o quanto meno lo diverrebbero nel giro di brevissimo tempo, perché andrebbero a erodere consensi, interesse e adesioni da tutte le forme di turismo virtuoso che con esse non possono coesistere.

Le Terre Alte, le zone Natura 2000, le SIC, le ZPS ma le Montagne in generale hanno l’opportunità straordinaria di vocarsi sempre più a nuovi e mestieri e recuperarne altri antichi:

“Insieme a quello su cui è ruotata per secoli la vita in montagna – si legge ancora nel Manifesto del Fu-Turismo di Scandroglio -, insieme al formaggio e alla cura delle bestie, le terre alte possono aprirsi a un turismo diverso, non più di massa, non più di grandi messe, non più di rapina, non più di toccata e fuga, non più di case che si aprono e luci che si accendono come nei plastici dei presepi per chiudersi e spegnersi alla fine delle feste, ma di inedite comunità integrate di montanari e nuovi venuti, di pellegrini del terzo millennio che si muovono in punta di piedi ad ascoltare il silenzio e a fotografare l’immenso, a osservare e a imparare dalla natura, di scialpinisti che salgono in pelle di foca e scendono sibilando curve nella polvere, di arrampicatori che scalano a contatto con la roccia, di rifugi e bivacchi, di camminatori che sostano a tagliare il pane sul tavolo di pietra delle baite che resistono. Secondo quanto sostiene un originale studioso della montagna, il tedesco Werner Bätzing, è ‘nello sviluppo ponderato e nella valorizzazione di aree spopolate il futuro per le Alpi. In una possibile localizzazione di attività tipiche dell’era postindustriale, le Alpi possono trasformarsi non solo in una disordinata arena per il tempo libero, ma in un autentico spazio per vivere’.

Non certo nell’eliski, nelle motoslitte, nei quad e in tutto quanto gli somigli.

Primi firmatari di questo documento, aperto alla sottoscrizione di altre associazioni, club, comitati, singoli cittadini, sono:

Centro del sole di Legambiente (ref. Amelia Alberti, presidente, lambient@alice.it – cell. 3355457273)

Scuola di alpinismo e scialpinismo “Moriggia – Combi Lanza” delle sezioni Cai di Omegna, Gravellona Toce, Stresa, Baveno, Pallanza ed Intra (referenti Ing. Marco Maffeis, marco.maffeis@alice.it – cell 3471638499, Arch. Luca Francisco, luca.francisco@tin.it – cell. 3392932542),

Associazione Linea Verticale (ref. Guida Alpina Dott. Marco Tosi, consigliere, marcotosi64@alice.it – cell. 3358132804)

Comunità Giovanile (ref. Davide Brazzelli, vicepresidente, davide.brazzelli@alice.it – cell. 3482642413)

Gruppo escursionistico Lupi Bianchi (ref. Arch. Lorenzo Bocca, lorenzo.bocca@angular.it – cell 3316176838)

Verbania 17/04/2012

Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.