Stalle cadenti: riflessioni dall’Alto Mondo
Di Lorenzo Scandroglio
Con la bella stagione si comincia a girar per alture, per boschi e alpeggi. Girando si contempla e si riflette, confermando la massima secondo cui “il cammino è cultura”. A tratti, fra una svolta di sentiero e l’altra, esclamiamo: “va che bella questa baita!”. Oppure: “Che panorama meraviglioso da qui! Ci verrei a vivere su questo prato coi ciliegi e le vette imbiancate all’orizzonte”. Poi però, come è successo a me di recente vagando fra gli alpeggi, capita anche di vedere delle stalle cadenti.
Le stalle cadenti non si vedono solo a San Lorenzo, ma tutto l’anno. Quando vediamo le stalle cadenti non esprimiamo il desiderio che una buona manna porti prosperità in casa. Tutt’al più esprimiamo il desiderio che la storia cambi rotta, facendo tornare qualche bestia nelle stalle e qualche buonanima negli alpeggi. Se durante la caduta (della stalla) le mucche non sono morte tutte, si potrebbe addirittura pensare di dare loro nuova dimora. Certo, ci sono ancora delle stalle in buono stato che brillano nel firmamento delle regioni a statuto speciale o di qualche enclave fortunata, ma la maggior parte sfrigola luminosa con un ultimo colpo di trave per svanire nella notte dei tempi.
Tutto questo non dipende solo dal fato ma anche dalle scelte delle classi dirigenti che, dal secondo dopoguerra in poi, hanno abiurato alla civiltà rurale per abbracciare la società dei consumi che era incompatibile con i tempi lunghi delle transumanze, delle fienagioni e dei raccolti, cioè delle stagioni, le quali per mettere sul mercato un prodotto nuovo devono attendere la primavera. Hanno deciso che era meglio puntare tutto su cemento e finanza. Che il debito si poteva pagare con le rate, non con il denaro o con il grano. Hanno deciso che si potevano fare infiniti debiti lasciando le rate in eredità ai figli o alle assicurazioni. Quando penso a tutto questo e guardo in cielo – non lo nego – esprimo il desiderio che, ogni tanto, qualche stalla cadente finisca fuori rotta, e vada a scaraventarsi dritta dritta su Wall Street (da cui il nuovo Wall Street Crash del terzo millennio). Sogno di sentire il crash della stalla che, con tutto il suo peso di travi, di mucche, di mangiatoie e di letame, collassa sui monitor della borsa, in testa ai broker e sul NASDAQ (anche se non ho mai capito bene cosa sia).
Gli scritti di Lorenzo Scandroglio sono leggibili su Cose dell’Alto Mondo della Fondazione Cocchetti.