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La montagna come scuola di vita: Progetto Guide Don Bosco en los Andes


Provo scrivere alcuni pensieri, dopo anni che cammino lungo i sentieri della Cordillera Blanca, in compagnia dei ragazzi Oratoriani delle Ande, cerco di metter per iscritto cosa mi spinge ad andare avanti, nonostante le tante fatiche, rinunce e qualche caduta.

Ritengo che i miei sforzi sono stati modesti, e che avrei potuto fare meglio se avessi dato piú spazio alla ragione e saggezza piuttosto che all’istinto.

Ho sempre interpretato l’avventura dell’Andinismo come qualche cosa che potesse dare una prospettiva di lavoro e di istruzione sana ai ragazzi della sierra, i figli dei campesinos che abitano ai piedi di maestose montagne, dove vedono passare sulla loro testa turisti vestiti con abiti strani e con attrezzature all’avanguardia che li fanno sembrare più degli extraterresti che semplici visitatori.

Fin da piccolo il mio papá mi portava in montagna e mi parlava della sua bellezza, di un SIGNORE che ha creato la terra, il mare, gli animali, gli uomini e le montagne. A mio padre piaceva andare per monti, perché si allontanava del chiasso assordante del mondo, andava con il rosario in mano, io portavo lo zainetto con dentro qualche cosa da mangiare, un pó di salame e del pane, una borraccia e la frutta.

Nell’85 incontrai l’Operazione Mato Grosso, andai in Val Formazza, poi ci portai gli amici, quelli del gruppo…camminavo molto e non mi stancavo, correvo su e giú dai Rifugi della Val Formazza nei fine settimana per poter stare con i ragazzi dell’OMG.

Sempre ho interpretato la montagna come una parte importante nell’aspetto educativo dei giovani, qualche cosa che lega, che stringe, che mette a nudo gli uni e gli altri.

In Val Formazza mi sono innamorato dell’Operazione Mato Grosso, le radici, le convinzioni, le persone, lo sporcasi le mani, il cammino della Caritá, passo a passo ho maturato le scelte della mia vita. Lassú ho imparato la fatica, il peso del trasportare cemento e travi sulle spalle, lo sporcarsi le mani guardando oltre le vette, regalando parte della mia vita per aiutare chi stà peggio di noi…

Ancora oggi la frusta che muove migliaia di giovani a sacrificarsi è quello slogan che dice: “sporcati le mani per i poveri nonostante le mille voci del mondo che gridano di pensare a te stesso: godi, divertiti, annegati nei vizi”…

Nel 1991, cercai altre avventure in montagna con i ragazzi dell’OMG, per caso trovai un luogo dove emulare quello che in Val Formazza avevo assaporato per anni: incontrai il Bivacco Laeng, e cominciai a sognarci su, con alcuni amici passai l’intera estate del 1993 a rimettere in sesto il Bivacco per renderlo accessibile al pubblico, venne Battistino Bonali ad inaugurare il nuovo RIFUGIO LAENG, era la fine di luglio del 1993. Poco dopo moriva tragicamente sulla parete Nord del Huascaran con l’intenzione di “salire in alto per aiutare chi sta in basso”. Dopo lunghe ricerche, Batti e Giando furono trovati ancora legati ai piedi della Via Casarotto, i loro corpi dormivano sul bianco nido delle nevi eterne, la loro tragedia non poteva essere dimenticata. Subito pensammo che bisognava fare qualche cosa per ricordare Batti e Giando, ci ritrovammo con alcuni amici, nacque l’idea di costruire un Rifugio da dedicare a loro: era l’autunno del 1993, andammo nella valle del Torsolazzo, verso il passo del Vivione, spartiacque tra le province di Brescia e Bergamo, lassú c’erano dei vecchi ruderi abbandonati e decidemmo di costruirci un Rifugio.

Lungo il sentiero di salita si vedeva l’Adamello, cosí mossi da questo spirito, cominciammo i campi di lavoro al Torsoleto, il primo anno sistemando le malghe basse e quelle alte, poi dal 1995 la costruzione del Rifugio vero e proprio. Fù un’opera ciclopica, i ragazzi venivano a centinaia da tutta Italia. In meno di tre anni abbiamo costruito il Rifugio Torsoleto a 2390 m. con la sola convinzione che quel “salire in alto per aiutare chi sta in basso” potesse continuare a vivere nei cuori di molti.

Nel 1997 il Padre Ugo ci chiamò in Perú, quando arrivai fui attratto dalla maestosità delle ANDE, guardavo le montagne, le vallate, i fiumi i laghetti, osservavo la vita dei giovani campesinos che popolano queste vallate con un futuro incerto, ne rimasi colpito e commosso. Penso che contemplare la natura sia l’espressione più chiara e pulita della bellezza del creato, le montagne, i fiumi, i laghi, i colori selvaggi, il fruscio del vento che muove ogni cosa, le foglie cadenti, il colore della neve all’imbrunire, i primi raggi di sole che scaldano ogni cosa. L’essenza sopra ogni essenza, l’anima che muove tutte le cose, che risveglia la nostra curiositá, che ci fà vivere e che da senso alla nostra vita spesa per gli altri, che ci arricchisce spiritualmente al punto che traspare una domanda: chi ha creato tutto questo? Non mi arrendo alla prima riposta che dà ragione al caso o a teorie scientifiche, vado oltre…

Questa ricerca mista a curiosità, mi spinse a chiedere a Padre UGO, uomo saggio, buono e generoso; perché non pensiamo di insegnare a questi ragazzi campesinos il lavoro di GUIDE in montagna, perché attraverso le Ande non dare una speranza che possa essere motivo di un lavoro dignitoso?

Cominciai come per gioco, contro ogni logica che vuole l’atletismo ed il professionismo spinto ad altissimi livelli per competere nel mondo dello sport; scelsi i ragazzi più poveri, non i più dotati. Di li a poco questi ragazzi mi hanno regalato le più belle soddisfazioni che un uomo possa ricevere nella vita: apertura di nuove vie, studio di nuovi itinerari di trekking, esplorazioni, fotografie, corse in velocità in montagna, soccorsi all’estremo per salvare vite umane e molto altro ancora.

Ho messo al servizio i miei modesti sforzi per cercare di dare una speranza a chi non ce l’ha, è nata così la scuola di GUIDE DON BOSCO e sono sorti i RIFUGI andini, è nata l’avventura dell’andinismo, OMG sulle ANDE. Un modo particolare di esortare alla carità, di lottare contro l’ingiustizia, con l’occhio attento alle esigenze dei poveri, lungo un sentiero in salita che dura tutta la vita.

Con i giovani Oratoriani abbiamo costruito 4 RIFUGI e 1 Bivacco a più di 4000 metri di quota, ne siamo fieri perchè adesso li gestiscono con la coscienza che tutti gli introiti vanno per la costruzione delle famiglie più indigenti, infatti fino ad oggi siamo riusciti a costruire più di 1630 case. Chi utilizza i Rifugi Andini partecipa a questo progetto di Caritá.

Per info: www.rifugi-omg.org

Durante questi anni, ho conosciuto persone buone e disponibili, attente e capaci che mi hanno aiutato ed affiancato, Guide Italiane preparate e caparbie che hanno messo a disposizione le loro doti per formare questi ragazzi alla professione di Guide Andine.

A Marcará dopo 13 anni di attività abbiamo costruito un Hotel, Ristorante e Agenzia col nome di Centro Andinismo Renato Casarotto, ora gestita dalle nostre Guide Peruviane, è questo il frutto educativo che abbiamo maturato, cioè dare fiducia e responsabilitá ai nostri ragazzi ormai grandi. Il Centro è una struttura accogliente ed unica in tutta la vallata di Huaylas, situata a 25 km da Huaraz e punto strategico per la partenza di escursionisti, scalatori e trekkers . Per info: www.donbosco6000.net

Da due anni siamo a HUANUCO una cittá tra la sierra e la selva amazzonica, la porta di acceso più vicina alla Cordillera di Huayhaush. Con alcune Guide Don Bosco è maturato un progetto di formazione per Ausiliari di Montagna nelle vallate di questa regione, dando la possibilità ai giovani più poveri ed emarginati di imparare il mestiere di Portatori, Arrieros e Cuochi. Uno sforzo modesto, ma che vuole mettere a servizio ciò che abbiamo imparato in tanti anni di attività sulle Ande. Alcuni amici si stanno dando da fare per raccogliere fondi per sovvenzionare questi corsi sulle Ande, che saranno certificati dal Ministero del Turismo della Regione Huánuco.

Chiunque può unirsi a questa cordata battezzata “la tua passione, il loro futuro”, sia con la raccolta di materiali che di fondi.

Penso che avrei potuto fare meglio, ho ancora le forze che mi accompagnano per tentare di regalare un pò di speranza a chi non ce l’ha, anch’io ho il mio 8000 da raggiungere ogni giorno con la coscienza che devo arrivare in cima per portare il messaggio della Caritá il più in alto possibile.

Vorrei dire ai giovani di correre lassù, la montagna è un cammino che conduce verso la bellezza, la grandezza, apre i nostri occhi, gli dà luce, assapora il raro profumo dei fiori, camminando il corpo si fà robusto, si trova diletto nelle rinunce e fatiche, ci si allena alle privazioni, alle sofferenze e difficoltà, immersi nel silenzio si riflette e ci si consola.

La montagna SI, è una scuola di vita.

Di Giancarlo Sardini

Progetto Guide Don Bosco en los Andes – Perú

www.rifugi-omg.org

Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.